Islamabad Le condizioni sanitarie in Pakistan sono molto precarie e portano gravi disagi alla popolazione. Il paese destina a questo settore solo lo 0,7% del PIL. Tra le principali cause di malattia e morte in Pakistan si registrano anomalie congenite, gastroenteriti, infezioni respiratorie, tubercolosi, malaria e tifo. Secondo le stime delle Nazioni Unite, l’HIV/AIDS ha causato 4.900 decessi, l’epatite B e C dilagano e riguardano circa 3 milioni di persone. Per l’assistenza di 160.943.000 persone (World Health Statistics 2008), il paese ha 127.859 medici, 62.651 infermieri, 96.000 operatrici sanitarie, con circa 12.804 - 13.937 strutture sanitarie, compresi 945 ospedali. Il paese dispone inoltre di 4.755 dispensari, 5.349 centri sanitari di base, 903 centri di assistenza materno-infantile, 562 centri sanitari rurali e 209 centri per la tubercolosi.
Le cifre sembrerebbero incoraggianti, ma in realtà nel paese esiste un doppio sistema sanitario, pubblico e privato. Secondo il governo, teoricamente il sistema sanitario pachistano fornisce assistenza gratuita a tutti, mentre negli ultimi due o tre decenni è stato di fatto privatizzato, diventando inaccessibile per la maggior parte della popolazione. Molte medicine a buon mercato scarseggiano, i prezzi aumentano e sono fuori dalla portata della gente comune.
Un dettagliato sondaggio della ong di Islamabad The Network for Consumer Protection (NCP), ha riscontrato scarsa disponibilità di farmaci essenziali nelle strutture sanitarie pubbliche e prezzi insostenibili, fuori dalla portata dei più poveri, dei farmaci per i trattamenti comuni acquistati da privati. Le precarie condizioni generali della salute dei pachistani continuano a peggiorare anche a causa della mancanza di opportunità e di istruzione: l’ammissione alla facoltà di medicina resta un sogno per i poveri, in quanto solo i ricchi possono permettersi di far studiare i loro figli. A questo scenario si aggiunge la discriminazione contro le donne, che sono oltre la metà della popolazione. Ci sono pochi medici di sesso femminile, perché a molte giovani è negato l’accesso alla facoltà di medicina. La carenza di dottoresse, in particolare in ginecologia, rende più difficoltosa l’assistenza e i trattamenti per le donne.
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